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Sugarpulp.it: linguaggi da barbabietole

Mi piace perdermi in Internet, è come una grande città: posso cercare specifici luoghi da visitare sui quali soffermarmi e tentare di approfondire l’argomento o decidere di bighellonare curiosa alla ricerca di qualcosa che attragga il mio interesse.

Navigando, dunque, alla volta delle mie propensioni dialettologiche, mi sono imbattuta in un sito, a mio avviso, molto singolare www.sugarpulp.it
È un sito in cui trovate dei racconti si ispirano al noir, anzi ad un genere ancora più crudo ed efferato, il pulp. E fino a qui nulla di particolare da segnalare, ma la cosa si fa interessante quando il genere lo si ritrova applicato ad una realtà a noi molto vicina, il nostro territorio. Provate ad immaginare una rapina ad una banca, volti coperti, mitra, una fuga rapida, la macchina sgomma sull’asfalto e corre sulla tangenziale: il paesaggio che sfreccia sui finestrini non è la cartolina della solita New York sanguinosa, ma la campagna veneta con i suoi alberi spogli autunnali, le chiese dei centri dei paesi, i bar immortali con le vecchie insegne che illuminano appena la strada.

 

Personaggi da cronaca nera posizionati nella pianura padana i cui nomi saranno a noi riconoscibili: Toni, Ciano, Lucio. Gli omicidi possono capitare tra Padova e Vicenza durante una rapina in villa, fatto di cronaca che è stato sui giornali della nostra regione per parecchio tempo. Oppure la mafia può nascondersi in un night club a Piovene Rocchette ai piedi della Valdastico. Racconti, dunque, basati su realtà conosciute. E la forte differenza sta proprio in questo particolare. Trasporre un genere in un luogo della memoria famigliare in cui tutto è riconoscibile è un’operazione che finora non avevo mai notato in generi letterari di questo tipo. Non perché non ci fossero già stati dei tentativi, anzi, la letteratura è piena di esperimenti simili, ma perché è la prima volta che osservo un grande interesse nella partecipazione. Osservo che negli ultimi tempi c’è una spinta sempre maggiore a cambiare i riferimenti, a spostare le coordinate in sistemi linguistici e ambientali più vicino alla nostra sensibilità, a ricercare luoghi che ci assomiglino e che ci appartengano: il ritorno e il rinnovato avvicinamento ai dialetti, il produrre film che restituiscono l’immagine della nostra regione, mi viene in mente La lingua del Santo di Carlo Mazzacurati, ambientato tra Padova, i colli Euganei e la laguna veneta, il portare in scena pieces teatrali che raccontano uno spaccato della realtà quotidiana delle nostre zone, e qui come non ricordare Marco Paolini.

Dunque anche questo tentativo di riavvicinare e sovrapporre i riferimenti culturali fa parte di una direzione più ampia che tutti noi stiamo prendendo.

Consiglio a tutti di andare a visitare il sito. L’iniziativa è sicuramente originale.

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