linguaggio

E chi l’ha detto che il dialetto è morto?

Non c’è mai stato un periodo storico come il nostro in cui lo si riconosce più arzillo e vivo che mai non solo nel parlato ma, a sorpresa, anche nella lingua scritta.

Ebbene sì, in questo guazzabuglio tecnologico che si esprime attraverso comunicazioni virtuali quali blog, mail, chat, sms e chi più ne ha più ne metta, il dialetto ricomincia a fare capolino, ammicca con dignità tra vocaboli italiani e inglesi, senza essere relegato a mero idioma verbale ma innalzato al rango della scrittura

Anzi, viene usato come ingrediente aggiuntivo alla pozione, magica e affascinante, della fredda tecnologia imperante.
Le nuove forme di comunicazione sono forme di scrittura libere, informali, che permettono e manifestano modalità espressive più colloquiali rispetto alla trappola delle regole che costringono la lingua quando è scritta, lasciando quindi una possibilità ben più spinta alla scelta dei termini da usare. Il tutto dipende esclusivamente dal soggetto al quale ci si rivolge. Identificando il nostro destinatario si può osare, senza averne troppo timore, di rompere le norme barbose delle consuetudini dello scrivere instaurando un rapporto diretto e riconosciuto da entrambi gli interlocutori. Ed ecco che compare il dialetto.
Il dialetto che fa da tramite e collante alla confidenza.
Una forma linguistica che è passata in pochi anni da graffito spesso scurrilmente scritto su un muro a mezzo di riconoscimento e confidenza all’interno di una email tra l’amministratore delegato e il suo stimatissimo avvocato.

Mi domando allora, il dialetto fa solo parte di una tradizione che ci sforziamo di tenere in vita o possiamo collocarlo anche nel presente a fianco degli attuali sistemi innovativi?
Credo che la risposta stia nel fatto che per quanta tecnologia potremo inventare il modo di comunicare passerà attraverso modalità differenti, ma una cosa è certa. Quella amichevole comprenderà il modo di esprimersi che più si avvicina al nostro sentire, ad un  sistema di comunicazione che riteniamo familiare, usando modi di dire comprensibili al nostro interlocutore, il che, spesso, si riassume nel parlar dialetto.

Dunque, il dialetto è morto? Provate a controllare le vostre mail… :-)

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One thought on “E chi l’ha detto che il dialetto è morto?
  • Silvia scrive:

    verissimo: io spesso e volentieri mi ritrovo a scrivere in dialetto nelle mail. e più lo scrivo, più mi risulta facile (ed efficace)

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